Purtroppo quel tremendo, doloroso giorno è arrivato.
Il Professor Luigi Masserini ci ha lasciati per sempre.
Sono le ore 9:50 circa di un venerdì di luglio, il primo luglio. L’estate è ormai arrivata e il Sole irradia più che mai tutta la sua energia. Arrivo in Piazza del Comune di Cremona e Lui è già lì puntuale come sempre di fronte alla Cattedrale, pronto a compiere il suo ultimo viaggio. I suoi Cari attendono di accompagnarlo e una leggera brezza soffia giusto in tempo.
Non voglio ostacolare né disturbare quel momento così fragile, così intimo.
Tuttavia i miei occhi lo cercano, lo trovano. Per un attimo non ho più il controllo delle mie emozioni.
Decido di entrare in Chiesa scortato da uno dei due Leoni che insieme alle colonne sorreggono il protiro. Lo uso come scudo, come se volessi proteggermi dall’inevitabile nonché imminente Giudizio. Una volta entrato cerco un posto che sia di minimo intralcio al Suo ultimo cammino. Mi siedo.
È molto probabile che fisicamente fossi davvero seduto su quella sedia ai margini della Navata Centrale all’altezza della terza colonna.
La mia anima, ormai priva di ogni forma e metodo di autocontrollo, tuttavia, comincia a vacillare e con essa la mia mente si perde.
Poi arriva il momento: eccolo che entra e con Lui i suoi Cari.
È lì, a tre massimo quattro passi, assai vicino; il desiderio di accostarmi a Lui per aiutarlo, forse, lo è ancora di più e inizia a prendere il sopravvento, come se volessi colmare in un attimo gli ultimi quattro anni di stupido e insensato distacco.
Non ho più il controllo di me stesso.
Le palpebre librano come a cercare un disperato equilibrio tra le emozioni di dolore e disperazione. Le labbra tremano. Gli occhi lo seguono, incerti quasi impauriti.
E in un attimo svanisco.
L’ultima volta che lo vidi fu un sabato di ottobre del 2012. Uno di quei sabati in cui il Palazzo Cittanova entrava in risonanza con la Missione del Professor Masserini e del suo Centro di Studi Aziendali e Amministrativi. Non ricordo esattamente la data. Erano le 14:00 minuto più minuto meno. Ricordo però che il docente di quella lezione era in ritardo. Ero spiaggiato su una di quelle scomodissime poltroncine a seduta retrattile e sulla mia destra avevo lasciato un posto libero.
Qualche minuto più tardi arrivò il Professor Masserini, si sedette, sospirò e mi allungò la mano in segno di saluto.
Ci stringemmo la mano e ci salutammo vicendevolmente più o meno nel seguente modo:
LM: “Eh buongiorno”
Io: “Buon pomeriggio a lei Prof.”
LM: “Eh eh preciso come sempre”
Io: “Quasi, come sempre”
Parlammo come al solito di tutto ciò che ci passava per la testa. Poi, ad un certo punto, mi chiese:
LM: “Che cosa c’è, dimmi non ti ho mai visto così, sembri stanco, dimmi cosa c’è”
Io: “Nulla, tutto bene, come sempre”
LM: “Mmm. Eh già”
Poi arrivò il docente e il Professor Masserini entrò in modalità Direttore.
Timidamente lo salutai.
Quando entrava in quella modalità era come se trovasse una riserva di energia infinita; diventava un automa auto-rigenerante, privo di qualsivoglia incertezza, sicuro e determinato nel compimento della sua Missione.
Il Professor Masserini, come tutti i Professori, era geneticamente programmato per giudicare il prossimo; ma come pochi (forse nessuno come lui) non peccava mai di presunzione. Non agiva mai in modo imperante ma solo in modo propedeutico al miglioramento dell’essenza stessa della Vita di coloro che potevano fregiarsi del privilegio di subire il suo giudizio.
Il Professor Masserini, ci crediate o no, non era un genio e neppure un genialoide. Il suo intelletto e la sua intelligenza, erano fondati sulle sue capacità iper-sviluppate di osservare e comprendere la realtà che lo circondava, a cominciare dalle altre persone. Era estremamente metodico, dall’ordine mentale generalmente simmetrico, strutturalmente fondato sulla consapevolezza che solo il duro lavoro, lo studio e la comprensione possono condurti alla Verità, la quale, per sua stessa ammissione, non poteva essere rappresentata se non in modo incompleto, con un solo obbiettivo: continuare a ricercala. Sempre. Chi si arrogava il diritto di averla ghermita, in realtà, voleva dire che si era spiritualmente e intellettualmente perso.
Aveva una caratteristica che lo rendeva unico nel suo genere: era perfettamente consapevole di essere semplicemente superiore. E come tutti coloro che sono consci di questo non aveva la necessità di ribadirlo o di dimostrarlo. Sapeva che la Cultura, ormai, era diventata soltanto un vanto, uno status da esibire, uno di quei tanti brand, commercialmente non dissimile a una bibita energetica il cui nome è soggetto a copyright.
Conscio che la reale Cultura non ha nessun valore se non viene liberamente e uniformemente distribuita, e se non viene condotta verso la sensibilità di coloro che ne devono essere i naturali beneficiari, nel 1979 decide di fondare il Centro di Studi Aziendali e Amministrativi a Cremona, città che lo ha visto bambino e adolescente.
La Missione del Centro Studi è una sola: combattere la superficialità della Natura Umana discostandosi con vigore dall’imbarbarimento culturale (ma senza ignorarlo, anzi studiandolo a fondo) che l’ha condotta ad un traumatico e forse irreversibile destino.
Voi non avete idea di quanto il Professor Masserini abbia studiato, ricercato, lavorato e lottato…
E io non trovo le parole per descrivere la fatica che ogni giorno l’affliggeva. Mai e poi mai ha smesso di crederci. Non una volta che si sia arreso. Mai.
E proprio i giovani, i bambini in primo luogo e i ragazzini in secondo luogo sono stati i primi beneficiari del suo Credo.
E proprio sul Credo, ogni tanto, al Centro Studi si “litigava”:
[…] Discussione sui massimi sistemi […]
LM: “… Eh caro, mi sa che non cambierai mai. Ma per fortuna Dio ci concede, ogni tanto, la sua Misericordia, anche se forse non lo meritiamo”
Io: “Allora vede che è un problema di merito?!? Dobbiamo scegliere un metodo che ci permetta di apprezzare strumentalmente la discrepanza relativa del merito, altrimenti anche con la Misericordia ci facciamo poco”
LM: “Eh caro. Se non riuscirai a trovare la pace in te stesso non sarai mai davvero sereno nell’usare la tua intelligenza per il bene comune”
Io: “Ok, [allontanandomi con il volto tumefatto dalle percosse] a dopo”
LM: “A dopo” con le guance tese e gli occhi ridenti.
Ma generalmente si lavorava, con l’imprescindibile nonché impagabile contributo dei giovani studenti delle scuole superiori di Cremona e di tutti i collaboratori che, negli anni, lo hanno affiancato.
E, a volte, la sua pazienza veniva messa a dura prova:
Io: “Prof. Mi scusi. Posso disturbarla due secondi, la prego?”
LM: “Ma certo”, illuminando la stanza con un contagioso sorriso.
Io: “Scusi Prof. Legga qui”
LM: “Vediamo… Eh eh eh”
Io: “Cioè, voglio dire, ma è davvero possibile che una cosa del genere sia stata detta da un essere umano, nonché suo collega?!”
LM: “Suvvia [con tono roboante] non essere così cattivo” con il volto sereno e disteso.
Io: “Cattivo. Dice!?! Mi ha sempre detto di essere me stesso… Devo smettere proprio ora?”
LM: “Eh eh eh, beh almeno cerca di non essere così ottimista”
Entrambi, divertiti, ci concedemmo qualche altra battuta insieme agli altri studenti.
LM: “… Eh eh se non ridiamo un po’…” Concluse.
Il Professor Masserini che ho conosciuto era così. Cordiale e sereno.
Buono.
In pace con sé stesso e soprattutto con gli altri.
Forse mi è capitato solo una volta di vederlo perso nello sconforto; o per lo meno io mi ricordo solo della seguente eccezione che possiamo tranquillamente classificare come anomalia:
LM: “[sbuffando e sospirando] Eh già. [fece schioccare la lingua sul palato] Ti devo chiedere una cosa”
Tra la sorpresa e il terrore rispondo:
Io: “Dica tutto Prof.” Fingendo serenità, controllo e sicurezza nei propri mezzi
LM: “Dimmi, perché le persone sono, così…”
Si interruppe. Non concluse la domanda. Mi guardò fisso negli occhi con volto inespressivo, quasi vuoto.
Ricordo molto bene quel momento: per la prima volta, da quando lo conoscevo, sembrò colto dallo sconforto.
Avevo capito che cosa voleva chiedermi. Il suo silenzio era il perfetto riassunto, l’estrema sintesi, di tutto ciò che, negli anni, ci eravamo detti.
Non sapendo cosa rispondere misi insieme quattro parole a caso nel tentativo disperato di risollevargli il morale:
Io: “Beh Prof. Non faccia così. Dopotutto gli essere umani in passato hanno avuto paura dei tuoni, dei fulmini, del fuoco… non vedo perché sia così difficile accettare il fatto che abbiano paura di comprendere davvero sé stessi.”
Incredibilmente funzionò. Non avevo la minima idea di ciò che avevo detto. Ma funzionò. I suoi occhi si strinsero e il volto tornò sereno mostrando un sorriso radioso quasi divertito. Nei restanti 53 millisecondi disse:
LM: “Eh già”
Sono innumerevoli gli insegnamenti che ho ricevuto dal Professor Masserini e quelli più importanti sono strettamente non didattici.
Ma forse l’insegnamento più grande lo sto ricevendo proprio ora che Luigi non è più fisicamente con noi…
Sarò inevitabilmente costretto a convivere, nel tempo che mi sarà concesso, con il rimpianto di non averlo salutato un’ultima volta, di non averlo mai abbracciato con forza e di non avergli mai detto semplicemente…
… Grazie.
LM: “Dunque hai chiuso tutto?”
Io: “Si, certo Prof.”
LM: “Hai staccato tutti i computer?”
Io: “Si, certo”
LM: “Ma, ho chiuso la porta…”
Io: “Si”
LM: “Ma, ho spento la luce…”
Io: “Aridaje, si”
LM: “Eh eh eh allora possiamo andare. Domani è un altro giorno”
Io: “A domani Prof. E mi raccomando, si riposi, ora che può”
LM: “Eh già”
È ancora molto probabile che io fossi davvero seduto in quella Chiesa, su quella sedia.
“Buongiorno professore”, o forse dovrei dirle buona sera, a lei che il destino ha deciso di farla addormentare nel sonno della vita…
Stamattina ho letto la provincia e ho trovato un annuncio, uno di quelli che utilizzava lei per promulgare i suoi corsi, uno di quelli che i giovani non leggono più… E bensì parlava del centro studi, ma stavolta parlava di lei…
Io non ho avuto l’onore di conoscerla per molto tempo, ma ho avuto la fortuna di conoscerla, e per quel poco tempo in cui l’ho conosciuta ha avuto subito tutta la mia ammirazione.
Ricordo tutte le volte che ci portava fuori a pranzo, tutti i preziosi consigli (a volte sbagliati), le sue battute, l’ironia sulla vita e quella fortissima voglia di aiutare il prossimo…
Tutte le volte lei mi chiedeva di fare un discorso, e io sciocco non gliel’ho mai fatto posticipando alla volta successiva; mi ero convinto di farglielo la prossima volta, ma non ci sarà una prossima volta…
E allora glielo faccio qui:
Nel mio discorso potrei parlare di economia, fisco, marketing… Preferisco parlare di una persona speciale: è lei professore. Lei che aveva sempre un sorriso felice sulle labbra in questo triste mondo, lei che era troppo modesto, che credeva nei giovani, che aiutava tantissimi giovani e bambini, che era un galantuomo con le donne, che portava rispetto anche a un insetto, che ha dato TANTO a Cremona, ma che purtroppo in pochi si ricorderanno di lei…
Io mi ricordo di lei, non potrò mai dimenticarla, lei che credeva che i ragazzi fossero tutti “buoni”, ma non è vero, l’unico vero “ragazzo buono” qui era lei…
Ho scritto di getto questo “discorso”, e magari non le sarà piaciuto, magari avrebbe detto che non ne valeva la pena scrivere su di lei; ma si fidi: ne vale.
E scriverei ancora e ancora…
Ma preferisco tenermi stretto il ricordo per me.
Addio professore, addio Luigi Masserini.
Carissimo Professore,
aver condiviso con lei, anche se in piccolissima parte, le lezioni del Centro Studi è stata un’esperienza unica che mi porterò dentro per sempre!!! Scegliere dei ragazzi di scuola superiore e far fare dei brevi interventi accanto a prestigiosi docenti universitari è un’opportunità che tanti hanno avuto grazie a lei… ma ci sarebbero da ricordare infinite attività rivolte agli studenti, ai docenti e a tutta la collettività. Lei aveva sempre una parola per tutti!!! Me lo lasci dire, aveva un bontà d’animo fuori dal comune, oltre che ad una cultura sconfinata!!!
Grazie di tutto Professore!!!
Grazie Luigi per quello che ci hai dato.
Ciao Luigi,
sei stato per me un Amico prezioso!
Con la tua umiltà mi hai insegnato che occorre sempre guardare il lato buono di ogni persona. Quando ti chiedevo come erano andate le lezioni di qualche relatore del Corso che tu, con tanta passione, organizzavi a Cremona, mi parlavi prima della bontà d’animo del relatore e poi, quasi incidentalmente, dei contenuti della lezione.
Mi parlavi spesso del prof. Lino Azzini, esaltandone le qualità umane e scientifiche.
Mi parlavi sovente anche di te, in punta di piedi, sempre attento a non esaltare le tue qualità e ponendomi di fronte alle tue incertezze e ai tuoi dubbi.
Mi mancheranno le nostre discussioni, le nostre chiacchierate, le nostre confidenze… la tua bontà e la tua intelligenza!
Sono però sicuro che ora sei felice, perché puoi riabbracciare tutti i tuoi cari nella gioia del Paradiso.
Un fortissimo abbraccio,
Paolo
Mi mancherà, nei mercatini domenicali che entrambi frequentavamo, la figura del Prof. Masserini sempre alla ricerca di libri per arricchire la sua biblioteca già ricca di oltre trentamila volumi.
Al ricordo che come docente conserverò in me dei suoi tanti corsi di Discipline Sociali, quelli per cui mi, ci chiedeva, con garbata insistenza, i “nostri” studenti migliori in qualità di relatori, voglio unire il mio ricordo personale che è arrivato inconsapevolmente sino ai suoi ultimi giorni quando ci siamo incontrati nel suo “regno”, il Centro Studi, per seguire da vicino i miei tre studenti stagisti da Lei come sempre definiti ” bravi , ma soprattutto buoni”.
Un caro saluto ed un mesto pensiero da me e da tutto l’Istituto “J.Torriani” e particolarmente da tutti i nostri studenti, relatori e no, che in questi anni si sono avvicinati grazie a Lei a tanti importanti aspetti della società contemporanea.
Caro Luigi,
conoscerti è stato un privilegio. Mi mancheranno le nostre riunioni annuali del CTS in cui discutevamo minuziosamente degli argomenti dei corsi multidisciplinari da organizzare, dei titoli più appropriati e dei docenti più adatti a tenere le relazioni programmate. Mi mancheranno le tue argute analisi delle persone e degli eventi, sempre svolte con acutezza, ma anche con grande passione e serenità. Mi mancheranno il tuo buon cuore, il tuo altruismo e la tua generosità, così bene testimoniati da tutte le persone che ti incontravano e ti dimostravano il loro affetto e la loro riconoscenza. Mi mancheranno la tua iniziativa ed il tuo stimolo a continuare ad operare per il bene soprattutto dei giovani, che sono la nostra speranza e il nostro futuro. Mancherai a me, ma mancherai soprattutto alla tua città, per la quale tanto hai fatto, in sordina, come era il tuo carattere, schivo e riservato. Arrivederci, Luigi. Di lassù veglia su di noi.
Carissimo Professore,
ci siamo incontrati l’ultima volta a maggio. Lei era molto provato nella salute ma, come sempre, forte nello spirito. Parlammo dei “nostri” studenti.Lei aveva grande fiducia nei giovani ed è per me motivo di orgoglio aver potuto condividere la preoccupazione per quel tal studente un po’ discolo “ma tanto buono sa?” come diceva, con ragione, Lei , e aver avuto la soddisfazione di vedere la sua approvazione per quelli che avevo inviato come relatori ai Suoi corsi. Ci mancherà, professor Masserini, mancherà a tutta la città.
Con affetto e stima
Mariella
Il professor Masserini non ha mai perso l’entusiasmo per cercare di capire i complessi fenomeni della nostra società; ha coniugato l’economia con l’etica, con la psicologia, con la sociologia, diventando per molti un esempio di intellettuale che non segue le mode, ma tiene fede ai valori della persona. Per questo ringrazio lui e tutti i suoi collaboratori.
Negli ultimi anni ho frequentato assiduamente i corsi interdisciplinari del Centro Studi Aziendali e Amministrativi ottimamente organizzati dal prof. Luigi Masserini, di cui ho sempre ammirato la profonda cultura, la passione per lo studio e la ricerca, oltrechè la signorilità nel tratto e la grande umanità. Un vero intellettuale e un gentiluomo d’altri tempi, che il mondo della scuola e della cultura cremonese ricorderà a lungo con affetto e gratitudine.
Apprendo purtroppo con enorme ritardo che il Professor Luigi Masserini ci ha lasciati.
Ma unisco al dolore di chi, avendolo conosciuto, ne ha apprezzato la cultura, l’impegno civile, l’umanità. Saluto nel Professor Masserini un esempio raro di intelligente passione nel perseguire obiettivi di alto profilo coltivati in un’intera vita dedicata all’ascolto e al dialogo con le generazioni più giovani.
Alessandro Bosi
Nel luglio 2016 i funerali del professor Masserini vennero celebrati dal suo amico mons. Vincenzo Rini (per 31 anni direttore del settimanale “La Vita Cattolica”), spesso invitato come relatore nei corsi interdisciplinari del Centro Studi Aziendali e Amministrativi. Ieri, sabato 14 marzo 2020, anche mons. Rini ci ha lasciati, stroncato dal Coronavirus. Mi piace credere che i due amici si siano già ritrovati in Cielo, magari per approfondire gli aspetti etici dell’economia, alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Li ricordo entrambi con affetto e gratitudine.
Francesco Capodieci
L’1 luglio 2016 i funerali del professor Masserini vennero celebrati nella Cattedrale di Cremona dal suo amico mons. Vincenzo Rini, direttore del settimanale “La Vita Cattolica”, invitato spesso come relatore negli incontri del Centro Studi Aziendali e Amministrativi. Sabato 14 marzo 2020 anche mons. Rini ci ha lasciati, stroncato dal Coronavirus. Mi piace credere che i due amici si siano già ritrovati in Cielo, ove possono continuare a discutere di economia e finanza, alla luce della dottrina sociale della Chiesa.
Francesco Capodieci
L’1 luglio 2016 i funerali del professor Masserini vennero celebrati nella Cattedrale di Cremona dal suo amico mons. Vincenzo Rini, direttore del settimanale “La Vita Cattolica”, spesso invitato come relatore negli incontri del Centro studi aziendali e amministrativi. Il 14 marzo 2020 anche mons. Rini ci ha lasciati, stroncato dal Coronavirus. Mi piace credere che i due amici si siano già ritrovati in Cielo, ove potranno a lungo confrontarsi sulle grandi tematiche socio-economiche, alla luce della dottrina sociale della Chiesa.
Francesco Capodieci